Tbilisi, una vista notturna. Foto di proprietà dell'autore
Due cose mi hanno colpito della Georgia, oltre all'ospitalità delle persone descritta nel post di ieri: le bandiere dell'Unione Europea, affisse nelle piazze e negli uffici pubblici accanto a quelle locali, nonostante il Paese non ne faccia parte, e il numero di turisti internazionali presenti lungo le stradine di Tbilisi, vicino a quello di una qualsiasi capitale europea.
Sulla prima questione esistono dinamiche ben precise. La Georgia aveva iniziato da tempo i negoziati per entrare a far parte dell'UE, ma il partito di governo, inizialmente europeista, ha compiuto ultimamente una giravolta a 180° mostrando posizioni filo-russe e scatenando il malcontento soprattutto dei giovani, con manifestazioni di protesta davanti al Parlamento che si susseguono ogni giorno.
Per quel che riguarda il turismo, la possibilità di volare a Tbilisi grazie alle compagnie low-cost da buona parte del Vecchio Continente, ma pure la relativa vicinanza con la Russia o altri Paesi asiatici (impressionante la presenza di giapponesi) sta facendo esplodere il turismo, contrariamente a quanto visto a Yerevan.
Il fiume Kura, che scorre lungo Turchia, Georgia ed Azerbaijan. Foto di proprietà dell'autore
Per espletare alcune commissioni, di cui parleremo nei prossimi giorni, il primo impatto giornaliero con la capitale georgiana è stato quello con il fiume Kura, che partendo dalla Turchia sconfina in Georgia e sfocia addirittura nel Mar Caspio, in Azerbaijan, per una lunghezza complessiva di oltre 1300 km (praticamente il doppio del Po).
Viene sfruttato come riserva di energia idroelettrica, ma è diventato nello stesso momento un'altra attrazione dedicata ai turisti, grazie alle mini-gite in barca offerte al costo di 7 lari (1 euro equivale a circa 3 lari), con i soli adulti chiamati a pagare. Il prezzo è basso, ma il giro dura a mala pena una decina di minuti e lo spettacolo è il medesimo che si può osservare dai marciapiedi.
L'europeizzazione e il rango di città turistica si comprendono anche passando per le stradine pedonali del centro, addobbate di ristoranti, pub e bar, tutti i quasi preceduti dai "buttadentro", di solito ragazzi o ragazze con il compito di approcciare i turisti direttamente in inglese per convincerli a scegliere il locale che pubblicizzano.
Una delle vie della "città vecchia". Foto di proprietà dell'autore
Tecnica che, a mio mio modesto avviso (ma anche giudicando i tavoli perlopiù vuoti), risulta controproducente: di solito i buoni locali non hanno bisogno di questo tipo di pubblicità e inoltre, alla cinquantesima volta che un turista si sente chiamare mentre vorrebbe solo passeggiare in pace, comincia ad infastidirsi e a voler lasciare la zona il più in fretta possibile.
Il che è un peccato, perché di cose interessanti da vedere ce ne sono molte. Per esplorare la città tuttavia, ancor prima di dirigersi verso la parte della "Old Tbilisi" appena descritta, non si può che partire da Piazza della Libertà, considerato il punto più centrale della città.
Una piazza diversa da quelle di altre città del blocco ex-sovietico o comunista, senza spazi pedonali giganteschi ma con un enorme statua di San Giorgio (patrono della Georgia) nell'atto di uccidere il drago, chiamata nel 2006 a rimpiazzare quella di Vladimir Lenin presente durante tutto il periodo sovietico.
Piazza della Libertà. Foto di proprietà dell'autore
A pochi passi dalla piazza, imperdibile una visita al caratteristico Meidan Bazar, piccola galleria commerciale che ha voluto ricreare l'atmosfera dei mercati antichi. Merce di ogni tipi è esposta da entrambi i lati del passaggio, a riesumare i tempi di quando Tbilisi era un passaggio molto importante lungo la Via della Seta.
Un po' negozio, un po' museo, grazie alla presenza di oggetti antichi, come alambicchi, spade e carrozze, dove è difficile resistere alla tentazione di comprare qualcosa. Atmosfera fiabesca, ma attenzione, perché i prezzi sono mediamente più alti del solito per gli stessi prodotti che si possono reperire facilmente in città.
Il Meidan Bazar. Foto di proprietà dell'autore
Se non si è ancora troppo stanchi dal camminare e le orecchie reggono ancora qualche altro richiamo da parte di venditori di gite varie, si può salire fino alla collinetta che ospita la splendida chiesa ortodossa medioevale della Natività della Santissima Madre di Dio, punto in cui sarebbe stata fondata la città.
Attenzione al dress code, perché i luoghi di culto ortodossi non possono essere visitati con gambe o spalle scoperte. Per chi non può o non vuole entrare, è sempre possibile ammirare il panorama della città o l'imponente statua di re Vakhtang Gorgasali, il fondatore di Tbilisi.
A domani!
Statua di re Gorgasali e chiesa. Foto di proprietà dell'autore
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Ciao @frafiomatale!
This post is fantastic! Your insights into Tbilisi's blend of European aspirations and unique cultural identity are fascinating. The photos truly capture the city's charm – that night view is stunning! I especially appreciate your observations about the EU flags and the influx of tourists.
Your point about the "buttadentro" in the old city is spot-on; sometimes, a little subtlety goes a long way. The Meidan Bazar sounds like a treasure trove, even with the slightly inflated prices. I'm looking forward to hearing more about your adventures and those commissions you mentioned! Keep up the great work in showcasing the beauty and complexity of Georgia! Grazie for sharing!
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dev essere una cittá incantevole ! ottimi scatti notturni
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Grazie mille, la città è bella ma devo dire che forse lo è più la sera che di giorno. La sera si sente musica provenire dai vari localini del centro, molti ingaggiano cantanti per intrattenere i clienti e l'atmosfera diventa incantevole.
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